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DOP e IGP risorse per lo sviluppo del Sud

DOP e IGP, i numeri per lo sviluppo

Relativamente agli impatti economici delle filiere Dop e Igp, i dati del XX Rapporto Ismea-Qualivita sono particolarmente significativi per Sud e Isole, unica area del Paese in crescita nel 2020 (del +7,5%) che nel 2021 segna un ulteriore +13,2%.

L’alimentare tipico e di qualità delle regioni del Sud, decisamente meglio della grande industria e del manifatturiero, si conferma la principale risorsa su cui puntare per lo sviluppo, la crescita delle aree meridionali più svantaggiate, la nuova occupazione.

Così Alfredo Carmine Cestari (visita il sito alfredocestari.it), presidente del Gruppo omonimo e della Camera ItalAfrica, commenta il rapporto sul comparto del cibo e del vino Dop Igp, che nel Paese complessivamente nel 2021, raggiunge un valore complessivo alla produzione pari a 19,1 miliardi di euro (+16,1% su base annua) e un export da 10,7 miliardi di euro (+12,8%).

Solo in Basilicata i 19 prodotti dop e igp per il cibo e il vino hanno un impatto economico di 16 milioni di euro (14 milioni in provincia di Potenza e 2 nel Materano) coinvolgendo 728 operatori per produzioni (448 per il vino e 280 per il cibo).

E’ soprattutto il comparto vinicolo che assume maggiore importanza con 13 milioni di impatto economico, 6 bottiglie a denominazione di origine protetta, sia pure con un leggere calo di fatturato rispetto al 2020 (-1,7%). L’alimentare tipico e di qualità lucano ha 13 prodotti specifici affermati su mercati italiani ed esteri e segna un incremento dell’8,7% in un anno di giro di affari.

Il ruolo delle Zes 

E’ evidente che per trasformare questi numeri in opportunità di sviluppo e di export sono necessarie strategie imprenditoriali accompagnate da politiche di programmazione che spettano al Governo e alle Regioni. In tutto questo – continua Cestari – le Zes, tra le quali quella Jonica (Taranto-Metaponto) hanno compiti importanti da svolgere.

I risultati da raggiungere – continua – restano quelli della strategia istitutiva delle Zes: rafforzare l’attenzione specifica dei territori interessati sui progetti di sviluppo delle singole Zes; rafforzare il ruolo di coordinamento e impulso del presidio centrale per consentire a ogni singola Zes di crescere secondo linee di sviluppo coerenti con un disegno strategico nazionale evitando deleteri campanilismi.

Le imprese non chiedono solo aiuti economici ma – dice Alfredo Carmine Cestari – soprattutto una semplificazione delle procedure normative che possa facilitare gli investimenti nel nostro Paese e l’apertura di nuove opportunità di business per le aziende italiane.

Per superare la crisi economica scaturita dai costi energetici c’è bisogno di infondere ottimismo agli imprenditori e ai professionisti – ha proseguito il numero uno della Camera di Commercio ItalAfrica (visita il sito italafricacentrale.com)– affinché acquistino fiducia per continuare a investire.

Per fare questo servono figure professionali che siano in grado di accompagnarli in questo percorso per il superamento delle pastoie burocratiche e occorrono tempi certi. Grazie alla nostra esperienza maturata sul campo offriamo al nuovo Governo e nello specifico ai Ministri Fitto e Musumeci il nostro contributo per rendere le Zes un vero volano per l’economia e l’occupazione nel Sud d’ Italia a partire dall’export delle produzioni alimentari in mercati esteri.