Le notizie diffuse dai media sull’esclusione dell’aviosuperficie di Pisticci dal Piano nazionale aeroporti in via di definitiva stesura, purtroppo, non mi colgono di sorpresa perché, conoscendo la vicenda da lunghissimi anni, ritengo siano solo l’epilogo di un’altrettanto lunga storia di responsabilità politiche ed istituzionali insieme a profondo disinteresse e incapacità tecnico-amministrativa.
Tra qualche settimana cadrà il quinto anniversario della chiusura dell’Enrico Mattei (17 dicembre 2017) e sarebbe ora di fare un’operazione verità senza ingannare ancora i lucani. Premetto che la mia società non ha alcun interesse a ripetere l’odissea vissuta negli anni passati e con spese ingenti sostenute, ma vorrei far conoscere ai lucani cosa realmente è accaduto.
La verità sull’aviosuperficie Pisticci
Il mio è innanzitutto un atteggiamento di profondo rammarico per quello che avrebbe potuto essere l’aviosuperficie tanto più in riferimento ai programmi di intervento che il Pnrr prevede nel settore infrastrutture riservando al Sud il 40% delle risorse complessive. Tempo fa la Regione annunciò di aver candidato proprio per il Pnrr un progetto di ammodernamento-ampliamento per 6,5 milioni di euro e che si stava procedendo all’ attività di bonifica dell’area.
C’è da chiedersi a cosa servirà il progetto senza autorizzazioni da parte dell’Enac ai voli da Pisticci. Ed è il caso di ricordare che Winfly (visita il sito su www.winfly.eu) aveva ottenuto da Enac l’autorizzazione a trasporto pubblico passeggeri e ditta di manutenzione ed Enac aveva valutato il progetto per la trasformazione in aeroporto generale già il 2014. E’ dunque accaduto che solo per non voler fare una proroga di gestione già prevista in contratto di gara pubblica vinta con il risultato di buttare tutto al vento con gravissime responsabilità perdendo un’opportunità concreta già otto anni fa.
Il mio rammarico è ancora più cocente dopo l’avvio operativo dell’aeroporto di Foggia che testimonia come è possibile attivare piccoli aeroporti, con utenza limitata, in qualsiasi parte del Paese e del Sud del Paese, smentendo i soliti gufi.
Inoltre, confesso che tra i tanti punti che restano ancora oscuri che riguardano la pista Mattei, non riesco proprio a capire perché la struttura aeroportuale sia tenuta fuori dalla delimitazione della Zes Jonica a differenza della Regione Puglia che ha inserito l’aeroporto di Grottaglie oltre a puntare su quello di Bari. Evidentemente è ancora un segno di profonda e grave sottovalutazione sul fatto che un aeroporto serve per far viaggiare le persone e le merci. Nel caso della Valbasento-Metapontino: turisti e prodotti ortofrutticoli, in primo luogo.
Basterebbe chiedere a chi ha fatto festa per la nostra partenza dall’Enrico Mattei quante imprese si sono insediate in Val Basento in questi anni e quanti posti di lavoro si sono persi per occupazione diretta ed indotta a causa della chiusura dell’aviosuperficie. Un’infrastruttura aeroportuale inoltre che avrebbe potuto avere un ruolo strategico e fondamentale per il trasporto sanitario lucano (tanto più che l’emergenza pandemica non è superata) oltre che per servizi di Protezione Civile e diventare hub per Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc. e, persino, come avevamo progettato noi, diventare Polo Didattico per formare personale di volo e tecnici specializzati.
Mi tornano in mente in proposito le parole dello scrittore Giuseppe Lupo: “La pista sul futuro in una terra che non decolla”.